I PIÙ ABBANDONATI

Quando da giovane Eugenio guardando alla propria vita si sentì  perso e “povero”, capì che la soluzione sarebbe arrivata puntando alla Croce. Capire l’amore di Gesù Cristo il Salvatore per lui, cambiò tutto e lui non era più un “povero”. Con la gioiosa accettazione di una direzione stabile nella sua vita, divenne tremendamente consapevole di quante persone fossero “abbandonate” di qualsiasi senso stabile nelle proprie vite. Il suo primo ministero come giovane sacerdote fu una risposta a questo bisogno. Dedicò la sua vita a aiutare “i più abbandonati” ad arrivare alla sua stessa consapevolezza trasformatrice.

Nel 1816 fu ispirato a invitare altri a unirsi a lui per vivere in modo diverso rispetto alle vite delle altre persone. Adesso nel 1818, stabilisce questo impegno nelle Regole. I primi due articoli evidenziano il primo modo in cui i Missionari intendevano rispondere alla presenza in Provenza di queste persone sprovviste di beni spirituali:

Articolo 2. Per questo, dunque, i membri di questa Congregazione si adopereranno, sotto l’autorità degli Ordinari da cui dipenderanno sempre, di procurare i soccorsi spirituali alle povere genti sparse nelle campagne e agli abitanti dei piccoli paesi rurali più sprovvisti di questi beni spirituali. Provvederanno a queste necessità attraverso le missioni, catechismo, ritiri o altri esercizi spirituali.

1818 Regole, Parte Uno, Capitolo Uno. Gli scopi dell’Istituto, §1 Predicare la Parola di Dio alle persone

Oggi, la chiamata di Eugenio a nome dei “più abbandonati” continua a risuonare verso tutti i membri della famiglia mazenodiana:

Dove la Chiesa è già impiantata, gli Oblati si dedicano ai gruppi che essa raggiunge di meno. Infatti, la nostra missione è quella di andare prima di tutto verso coloro la cui condizione richiede a gran voce la speranza e la salvezza che solo Cristo può dare pienamente. Sono i poveri dai molteplici volti: noi diamo loro la preferenza..

CC&RR Costituzione 5

 

“Non puoi sperare di costruire un mondo migliore senza migliorare gli individui. Per questo scopo ognuno di noi deve lavorare per il proprio miglioramento e allo stesso tempo condividere una responsabilità generale per tutta l’umanità, il nostro dovere particolare essere di aiuto verso coloro che pensiamo possano essere più bisognosi”   Marie Curie

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