Dopo l’invio dei primi Missionari a Notre Dame du Laus, Eugenio voleva essere sicuro che non ci fosse confusione sull’identità di questo gruppo. Era importante che le autorità diocesane di Digne capissero chiaramente che non stavano ricevendo un gruppo di sacerdoti diocesani, ma un gruppo di religiosi con un preciso spirito e prospettiva. Eugenio così inviò questa descrizione al Vicario Generale per garantire la chiarezza necessaria sulla vocazione del Missionario:
Ci servono uomini distaccati dai beni di quaggiù, pieni di zelo per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, disposti insomma a seguire la pratica dei consigli evangelici; senza di che è impossibile sperare qualcosa da essi.
Loro non stavano andando a Laus solo per garantire l’attività quotidiana di una chiesa, ma vi andavano per farne un centro di missione permanente. I pellegrini che arrivavano avrebbero potuto usufruire di un’esperienza concentrata che normalmente si vive nelle più lunghe missioni parrocchiali.
Qualunque fosse l’obiettivo delle missioni parrocchiali, lo stesso doveva essere applicato a Laus senza interruzione.
Nei mesi invernali, quando non c’erano pellegrini, i Missionari sarebbero andati a predicare intense missioni parrocchiali nei villaggi vicini. Loro non dovevano mai dimenticare che la loro identità era di MISSIONARI:
Le missioni sono un’opera eminentemente apostolica .
Lettera a M. Arbaud, Vicar General of Digne, January 1819, E.O. XIII n.22
Oggi non dobbiamo mai dimenticare questo importante principio: il ministero della famiglia Mazenodiana non è quello di assistenza, ma essere missionaria. Mentre siamo a servizio di tutto, il nostro obiettivo principale non sono i “già salvatiâ€, ma è quello di raggiungere coloro che non sono stati toccati dal Regno di Dio. Essi sono, e sempre saranno, i “più abbandonati†per Eugenio.
“Una chiesa di dialogo nel mondo contemporaneo…una chiesa, assumendo la missione di Gesù, che è nel mondo non per giudicare l’umanità ma per amarla e salvarla.”     Cardinal Claudio Hummes