Le celebrazioni e i gesti simbolici delle missioni possono essere descritti come “dottrina in azione†(sevrin). Per la gente dei villaggi erano tutte cose nuove, sia per il contenuto che per le modalità . La gente o non era abituata alla religione o si era allontanata a causa della rivoluzione e delle sue conseguenze. Queste celebrazioni, dunque, accendevano la curiosità delle persone, poco avvezze alla Parola di Dio, e se ben preparate e ben presentate, costituivano un mezzo di trasmissione delle verità di fede.
Il rinnovamento delle promesse battesimali era un momento importante per rinnovarsi e veniva messo in risalto. Nel diario della Missione di Marignare, Eugenio ne descrive l’ambientazione:
Era stato preparato un tavolo sul quale si erano posti un messale aperto, gli olii santi, una candela accesa, il sale benedetto e la vesticciola bianca con cui si copre il bambino dopo il battesimo.
Il superiore salito sul pulpito ha spiegato le cerimonie che si sarebbero svolte. Esposto il SS. Sacramento, il superiore ha ripreso a parlare e dopo un’introduzione ha fatto rinnovare le promesse del battesimo ad alta voce e a mo’ di risposte…
Diario della missione a Marignane, 12 dicembre 1816, E.O. XVI
Questo invito a rinnovare i proprio impegni davanti a Gesù Salvatore non cadeva su orecchi sordi, e Mariusz Suzanne annota che ad Aix e a Marsiglia, immediatamente dopo la cerimonia, molti si accostavano alla confessione per rinforzare e approfondire l’esperienza vissuta.
In un mondo in cui siamo costantemente bombardati da nuovi inviti e nuove esperienze, questo testo è un’esortazione a tornare alle cose basiche. La necessità di concentrarsi, capire e rinnovare i nostri impegni battesimali ogni giorno e viverli in modo che il Vangelo sia sale e luce della nostra vita e di quella degli altri.