La parte finale del libro delle preghiere e degli inni era costituita da inni in provenzale, che descrivevano i temi principali della missione ed insegnavano il Credo, i comandamenti di Dio e della Chiesa e molti altri temi del catechismo. In tal modo, cantandoli ripetutamente, potevano essere appresi e ricordati.
I canti avevano dunque un ruolo chiave nella missione ed Eugenio voleva che fossero istruttivi e concreti:
… Durante le missioni vi raccomando i canti col ritornello… perché il popolo possa ripeterlo. Esigo che ci siano ritornelli che la gente possa cantare, nient’altro. Non c’è nulla di più stucchevole del sentire alcune voci isolate che vi annoiano coi loro alti e bassi senza che si arrivi a capire una parola di quelle che ripetono. In tal caso la musica invece di portare a Dio le anime, le allontana. Invece di pregare durante momenti così preziosi ci si addormenta; magari si preferisce pregare fervorosamente senza sentirsi distrarre dal canto. Perciò vorrei sopprimere, durante le missioni, ore di adorazione e in genere, canti il cui ritornello non può esser ri¬petuto da tutta l’assemblea dei fedeli. Ci tengo dunque ai canti col ritornello, perché bisogna che durante la missione tutto il popolo canti. Via pure dalle nostre rac-colte di canti espressioni d’amore ridicole e fuori luogo: si richiedono strofe espressive che portino alla devozione
Lettera a Jean-Baptiste Mille, 6 aprile 1837, E.O.IX n. 611