Completamente umiliato e incerto sulla direzione da prendere, Eugenio si rivolge allora alla sua comunità di Aix. Ha bisogno del loro supporto e della loro forza per potere avanti:
Vi prego, cari amici, di consultarvi dinanzi al Signore per sapere che cosa dobbiamo fare; mettete da parte ogni considerazione umana, guardate a Dio, alla Chiesa, alle anime da salvare: io mi conformerò ai vostri desideri, pronto come sono a bere il calice sino alla feccia. Tenete presente che le umiliazioni spettano a me; in tutta questa faccenda voi non ci siete entrati.
L’arcivescovo sembra molto ben disposto per le missioni, ma bisogna aspettare che ci rifili da ogni lato; ascolterà soltanto i nostri nemici di cui ha paura.
Il mio primo impulso è stato di lasciarlo perdere; ma con l’aiuto di Dio farò tutto il contrario…
Riflettete e decidete voi; io mi sento forte abbastanza per sopportare gl’insulti che mi aspettano, se sarò sostenuto dalla vostra virtù, incoraggiato dalla vostra rassegnazione: voi sarete la mia forza e ci consoleremo a vicenda del trionfo dei cattivi; la devozione delle pianticelle che crescono attorno a noi ci ripagherà di tante sofferenze.
Certo io ne uscirò profondamente umiliato perché si pensa ch’io tengo molto all’attività intrapresa; ma sarà un’umiliazione utile per altro verso, poiché ci tengo tanto poco che in questo momento l’atto più eroico di virtù che io possa compiere, la più grande vittoria che la grazia possa riportare sulla natura, è di farmi incassare il colpo…
Eccovi messi al corrente delle cose e degli uomini; rispondetemi subito, la vostra risposta deciderà della mia condotta; ma non c’è tempo da perdere. Addio, cari amici; quando voglio consolarmi, penso a voi che amo con tutto il cuore..
Lettera a Henri Tempier e Emmanuel Maunier, 19 ottobre 1817, E.O. VI n. 25